Che cos’è la Terapia Cognitivo-comportamentale

La CBT (Cognitive- Behavioral Therapy) nasce negli Stati Uniti negli anni ’60 dal lavoro di A.T.Beck e A. Ellis come trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia e in breve si afferma  come uno degli approcci più efficaci – e   supportato dal maggior numero di studi scientifici e prove di efficacia – nel trattamento di tutta una serie di disturbi di carattere psicologico che vanno dai disturbi d’ansia e dell’umore, fobie, disturbi post-traumatici, disturbi del comportamento alimentare, disfunzioni sessuali, dolore cronico, ecc. per adulti, gruppi e bambini.

Si tratta di una terapia che, per obiettivi, tempistiche e modalità, si discosta decisamente dalle terapie “del profondo” che caratterizzavano il panorama psicologico fino al dopoguerra.

La terapia cognitivo-comportamentale si concentra inizialmente sul presente. Grande attenzione viene posta nei confronti del sintomo e della sofferenza ad esso collegata, e ci si pone come obiettivo una risoluzione efficace e definitiva degli stessi, attraverso strumenti pratici e teorici che vengono forniti al paziente per affrontare non solo le difficoltà attuali ma anche future, grazie alla particolare attenzione prestata al programma di prevenzione delle ricadute.

Teoria di riferimento: il Modello Cognitivo

Il modello cognitivo si basa sull’idea che le nostre emozioni negative e i comportamenti disfunzionali che mettiamo in atto in risposta ad esse – e che spesso costituiscono il nucleo dei disturbi psicologici, determinandoli e contribuendo al loro mantenimento- non dipendono da ciò che ci accade ma dal modo in cui noi interpretiamo ciò che ci accade, attraverso una sorta di “filtro” che ci costruiamo durante l’infanzia e l’adolescenza e che usiamo per leggere e valutare noi stessi, gli altri e il mondo.

Queste interpretazione sono assolutamente soggettive, poichè i nostri “filtri” – che prendono il nome di “schemi”- sono il risultato della combinazione di diverse variabili:

  • temperamento di base

  • sistema di attaccamento

  • soddisfazione dei bisogni primari

  • esperienze vissute durante l’infanzia e l’adolescenza

Gli “schemi” che risultano dall’intreccio di queste variabili – e che prendono il nome di schemi maladattivi precoci, SMP – sono spesso rigidi, poco flessibili e disfunzionali e ci portano a interpretare la realtà e ciò che ci accade in modo errato, dando origine a gran parte della nostra sofferenza.

Imparare a individuare tali “errori di interpretazione” e a modificarli lentamente rendendoli meno rigidi e disfunzionali, è uno degli obiettivi principali della terapia cognitiva.

Imparare a “correggere” questi bias di pensiero – definiti da Beck “distorsioni cognitive”- può infatti modificare il modo in cui ci sentiamo e ridurre l’intensità delle emozioni negative e dei comportamenti disadattivi che sono alla base dei nostri disturbi psicologici.

In che modo è possibile operare il cambiamento?

Per raggiungere tale obiettivo la CBT si avvale di una serie di tecniche e interventi strutturati e validati che si sono dimostrati di grossa efficacia nell’apportare cambiamenti sia a livello cognitivo che più strettamente comportamentale.

E’ vero infatti che cambiare modo di pensare può aiutare a modificare il comportamento, ma risulta vero anche il contrario: comportarsi in modo diverso, provare a sperimentarsi in modo nuovo in determinate circostanze può “correggere” e modulare alcune convinzioni distorte e modi di pensare disfunzionali, come dimostrano ampiamente gli “esperimenti comportamentali”.

La terapia cognitivo-comportamentale promuove il cambiamento all’interno di un percorso strutturato ed è contraddistinto da specifiche caratteristiche:

  •  è una terapia che ha una durata limitata nel tempo

  • è una terapia strutturata

  • da una grande importanza ai pensieri, basandosi sul modello cognitivo

  • è una terapia evidence-based

  • si fonda su una solida alleanza terapeutica tra paziente e terapeuta che “collaborano” in direzione di un obiettivo comune

  • utilizza una serie di tecniche cognitive e comportamentali per promuovere il cambiamento

  • è una terapia “psicoeducativa” che mira ad insegnare al paziente come diventare “terapeuta di se stesso”

  • prevede degli “homework” che il paziente può portare avanti tra una seduta e l’altra e che garantiscono continuità e impegno da parte di quest’ultimo

  • si concentra inizialmente sul presente, ma fa continuo riferimento al passato come luogo privilegiato di formazione degli schemi

  • da grande importanza alla prevenzione delle ricadute

 

Approcci di Terza Onda o Terza Generazione

Negli ultimi decenni la CBT standard ha visto nascere e svilupparsi al suo interno approcci nuovi – definiti di Terza Onda o Terza Generazione – che hanno già un’ampia evidenza scientifica e che sono oggi sempre più utilizzati nel trattamento cognitivo-comportamentale di determinate categorie di pazienti o disturbi specifici:

  • MBCT (Mindfulness Based Stress Reduction) di Kabat- Zin

  • MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) di Segal

  • ACT (Acceptance and Commitment Therapy) di Hayes

  • DBT (Dialectical Behavior Therapy) di Linean

  • SCHEMA THERAPY di Young

  • Compassion Focused Therapy (CFT) di Gilbert

Tra questi approcci particolare importanza hanno avuto gli approcci basati sulla mindfulness (MBSR, MBCT) e sull’accettazione (ACT),  che offrono una prospettiva completamente nuova nei confronti della sofferenza psicologica attraverso i concetti di consapevolezza, attenzione al momento presente e accettazione delle emozioni negative.

Alcuni di questi approcci si sono dimostrati inoltre molto efficaci nel trattamento di specifiche categorie di pazienti o disturbi specifici: è il caso della DBT, utilizzata in special modo per il trattamento del disturbo borderline di personalità e più in generale con tutti i disturbi di personalità o della MBCT, ampiamente usata nella prevenzione delle recidive della depressione.

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