Sesso e falsi miti: convinzioni che rovinano la sessualità

Secondo il modello cognitivo i nostri pensieri e il modo in cui interpretiamo ciò che ci accade determinano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Siamo portati ad orientarci nel mondo sulla base dei nostri schemi, ovvero delle convinzioni su di noi, gli altri e il mondo che ci costruiamo sin dall’infanzia e che rappresentano le “lenti” attraverso cui noi leggiamo la realtà.

I meccanismi cognitivi nemici del sesso

Tra i comportamenti che noi mettiamo in atto ogni giorno e che sono in questo modo influenzati dai processi cognitivi rientra senza dubbio quello sessuale.

Molto spesso alla base di alcuni comportamenti disfunzionali presenti nell’area della sessualità si ritrovano infatti alcuni meccanismi cognitivi che, attivandosi durante l’esperienza sessuale, possono determinare fallimenti e insuccessi. Si pensi ai vissuti di inadeguatezza che spesso si celano dietro l’ansia da prestazione nell’eiaculazione precoce o agli schemi rigidi che rimandano a un’immagine del sesso legata al peccato o alla vergogna e impediscono a volte  di lasciarsi andare al piacere vivendo il rapporto in maniera gratificante.

 

Circoli viziosi e mantenimento del sintromo sessuale

In un’ottica cognitiva il disturbo sessuale può essere visto proprio come “una manifestazione cognitiva (di pensieri e emozioni) e comportamentale (sia individuale che relazionale) considerata sgradevole dal soggetto stesso e che tende ad automantenersi”

Questa tendenza all’automantenimento sembra essere sorretta dai circoli viziosi che spesso si creano a partire dalle valutazioni che il soggetto fa del proprio sintomo (e di conseguenza di se stesso) capaci, a loro volta, di ripercuotersi sul comportamento.

Ne è un esempio piuttosto tipico il soggetto che considera la sessualità come un banco di prova della propria virilità e che per il fatto di essere concentrato esclusivamente sui “numeri” e sulla prestazione favorisce quell’ansia da prestazione che è spesso proprio l’artefice principale del cosiddetto “fallimento sessuale“.

I sintomi sessuali generati in tal modo dall’ansia da prestazione verranno ovviamente vissuti da questo tipo di soggetto come un metro del proprio valore personale, producendo un crollo dell’autostima e un vissuto depressivo che non faranno altro che influire negativamente sulle successive esperienze sessuali, alle quali il soggetto si accosterà con un’ansia sempre maggiore fino alla creazione di un vero e proprio circolo vizioso che si mantiene da sé e sul quale spesso poggia le basi il disturbo sessuale.

 

I falsi miti del sesso

Ma quali sono le convinzioni “distorte” sulle quali spesso poggiano le basi le difficoltà di tipo sessuale e che, in ogni caso, contribuiscono al mantenimento di tali disturbi?

  • Il mito del “macho”, (“un uomo deve dimostrare potenza sessuale in tutte le situazioni, soddisfare la donna, avere un’intensa vita sessuale, ottenere un’erezione efficace e veloce, ecc”):

  • Catastrofizzazione delle reazioni della donna di fronte al fallimento sessuale maschile (“se non la soddisfo abbastanza mi umilierà, mi abbandonerà”);

  • Richieste di soddisfazione sessuale della donna e priorità del coito (“le donne sono molto esigenti e il coito è la componente principale della vita sessuale”);

  • Necessità di orgasmo simultaneo (“affinchè il rapporto sia soddisfacente si deve raggiungere l’orgasmo nello stesso momento”);

  • Primato dell’erezione (importanza eccessiva all’erezione);

  • Rigidi schemi sessuali (legati a educazione ricevuta, precetti religiosi, condizionamenti morali, ecc);

  • Catastrofizzazione delle conseguenze pubbliche del fallimento sessuale (“se si viene a sapere farò una figuraccia,penseranno che non sono un vero uomo”)

 

L’attivazione degli schemi disfunzionali inoltre sembrerebbe contribuire alle risposte cognitive ed emotive implicate nei disturbi della sessualità. L’attivazione dello schema “sono un fallito” ad esempio determina pensieri automatici legati al fallimento e alle sue conseguenze negative, diminuendo l’attenzione che il soggetto sarà in grado di prestare agli stimoli erotici e causando risposte emotive negative.

Tutte queste componenti lavorerebbero in modo interattivo, influenzandosi a vicenda al punto da poter considerare il funzionamento sessuale come il risultato dell’influenza integrata di queste variabili cognitive ed emotive.

Divenire consapevoli di quelli che sono i  pensieri, le  convinzioni e il modo in cui esse influenzano emozioni e comportamenti e imparare a valutarli e a modificarli laddove si rivelassero disfunzionali rappresenta dunque uno degli obiettivi principali della terapia sessuale in chiave cognitivo-comportamentale verso una vita sessuale più libera e appagante.

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