ANSIA: quando siamo di fronte alla nostra “tigre”

Tutti noi siamo portati a vedere l’ansia come un nemico e a dare una connotazione
negativa a questo termine.
L’ ansia in realtà è una condizione del tutto umana che fa parte della nostra vita e, non solo
è sempre esistita, ma ricopre persino un ruolo importante per la sopravvivenza e il
mantenimento della nostra specie.

L’ ansia per la sopravvivenza

C’è stato un tempo in cui i nostri antenati si trovavano costantemente di fronte a pericoli
che minacciavano le loro vite, basti pensare agli uomini delle caverne che dovevano
sopravvivere in condizioni estreme e proteggersi da predatori feroci. Lo stato di allarme
che il loro sistema nervoso attivava di fronte all’ incombere di una tigre permetteva
quell’ attivazione fisiologica tale da metterli nelle condizioni di attivare una risposta di
attacco o fuga e salvarsi la pelle; il cuore iniziava a pompare più velocemente, i muscoli si
tendevano per permettergli di correre, la pressione del sangue saliva, il respiro si faceva
affannoso e tutta l’ attenzione si concentrava sul pericolo da affrontare.
Questa descrizione non sembra ricordarci qualcosa? Non è così che ci sentiamo a volte
quando siamo eccessivamente preoccupati, quando entriamo in un supermercato affollato,
quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci fa paura?

Ansie nuove, reazioni di sempre

Ebbene sì, i “sintomi”dell’ ansia che noi proviamo e che combattiamo tanto perché ci
fanno stare male e compromettono il normale funzionamento delle nostre vite altro non
sono che l’ attivazione normale del nostro sistema nervoso simpatico davanti a una
"tigre" che oggi ha un altro nome. Stress, difficoltà lavorative, crisi coniugali, relazioni
complicate, competitività, ritmi frenetici, dinamiche familiari, bassa autostima, ecc. Ci
troviamo ogni giorno di fronte alle nostre “tigri” e poco importa che esse siano reali o
meno, il nostro cervello ha una struttura antica e funziona ancora come quello dei nostri
antenati: riconosce il pericolo e si prepara ad affrontarlo.
In particolare, la parte del nostro cervello deputata a questo ruolo si trova all’ interno del
sistema limbico, ha la forma e le dimensioni di una mandorla e prende il nome di
amigdala: questa piccola mandorla ha la capacità di conservare il ricordo delle esperienze
passate e assegnare loro una valenza emotiva, permettendoci quindi di riconoscere il
pericolo qualora si presenti di nuovo e di inviare al sistema nervoso simpatico i segnali che
permettono l’ attivazione della risposta d’ allarme.
Come già detto quest’ ultima non è altro che il normale attivarsi del nostro organismo,
funzionale se si tratta di fuggire o di attaccare un nemico, ma che smette di essere
altrettanto funzionale nel momento in cui un nemico in carne ed ossa non c’è; di fronte alle
nostre”tigri” noi non abbiamo bisogno di più ossigeno per correre a gambe levate né di più
sangue per sciogliere i muscoli, non dobbiamo “correre” nel senso letterale della parola,
ecco perché percepiamo queste sensazioni alla stregua di “sintomi” che ci spaventano
perché ci fanno pensare che qualcosa nel nostro organismo non funziona bene.
Palpitazioni, aumento del battito cardiaco, sudorazione, tremori, respiro affannoso,
tensione muscolare, sono sintomi tipici dell’attacco di panico e sono spesso vissuti da chi li
sperimenta come segnali di gravi malattie o morte imminente e sono capaci di generare
circoli viziosi che portano alla “paura della paura” tipica del disturbo di panico per cui
sempre più persone arrivano oggi negli studi degli psicologi.

Ma dobbiamo farcene una ragione: l’ansia esiste, fa parte della nostra natura, pensare di
eliminarla dalle nostre vite come spesso vorremmo non solo non è possibile, ma non è
neppure auspicabile, visto il ruolo che essa riveste per la nostra specie. La buona notizia è
che si può imparare a gestirla, tenendo sotto controllo il livello di stress, imparando a
riconoscere le sensazioni fisiche ad essa correlate senza farcene sopraffare e
rammentandoci, di tanto in tanto, che non è un nemico invincibile, è solo la nostra "tigre" e,
se la guardiamo da vicino, non è poi così feroce.

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