EIACULAZIONE PRECOCE: non sempre vince chi arriva prima!

L’eiaculazione precoce è una delle disfunzioni sessuali maschili più comuni.

Le statistiche ci informano che la percentuale di maschi sessualmente attivi che soffrono di eiaculazione precoce si aggirerebbe intorno al 40% . Alcune ricerche recenti che hanno preso in esame uomini giovanissimi (18- 25 anni) riportano un’incidenza di EP molto alta che cresce al decrescere della dell’età, attestandosi tra il 50 e il 75%. Questi numeri sono sicuramente sbalorditivi, ma è davvero così? In verità, la forma di questa condizione colpirebbe solo fra il 2 e il 3% degli uomini, con orgasmo raggiunto dopo un minuto di rapporto sessuale. Un altro 4-6% ha rapporti che durano meno di tre minuti.

Questa variabilità fa sì che, ad oggi, non esista consenso unanime nella definizione del disturbo, in particolar modo nel tentare di stabilire un cut-off temporale al di sotto del quale possa essere definita una condizione di “precocità”.

La difficoltà principale è quella di stabilire degli indici di normalità per quanto riguarda la durata del rapporto sessuale affinchè esso possa definirsi “soddisfacente”.

Si è cercato di ovviare al problema facendo riferimento a unità di misura quali lo IELT (IntravaginalEjaculationLatency Time) ovvero il tempo di latenza eiaculatoria che intercorre fra l’introduzione del pene in vagina e l’eiaculazione, in base al quale, in linea di massima, l’eiaculazione viene definita prematura quando si verifica in un tempo inferiore ai 2 minuti, con valori di riferimento di circa 8 minuti nell’uomo che riesce ad avere un adeguato controllo del riflesso eiaculatorio.

Nonostante gli aspetti classificativi siano tuttora oggetto di dibattito si è arrivati, in base alla presentazione clinica del sintomo, ad alcune sotto-definizioni dell’eiaculazione precoce:

  • EP primaria: presente sin dalle prime esperienze sessuali
  • EP secondaria: insorta in un secondo momento, dopo un periodo di normale controllo del riflesso eiaculatorio da parte del soggetto
  • EP ante portas: quando si manifesta ancora prima della penetrazione
  • EP intra-moenia: quando si manifesta precocemente, ma durante la penetrazione
  • EP assoluta: si manifesta sempre, indipendentemente dal contesto o dal partner
  • EP situazionale: si manifesta solo in determinate circostanze o con un determinato partner

Tuttavia l’eiaculazione precoce è un fenomeno piuttosto complesso e per poter comprendere meglio cos’è è necessario fare un passo indietro e prendere in esame due aspetti importanti di questo disturbo:

  • Come avviene il processo eiaculatorio da un punto di vista fisiologico
  • I fattori socioculturali che influenzano il tempo e il controllo eiaculatorio

Il processo eiaculatorio

Il processo dell’eiaculazione prevede due fasi distinte:

  • l’emissione, che consiste in una serie di contrazioni delle cellule muscolari presenti a livello dei tubuli seminiferi, dei condotti deferenti, degli epididimi e dei vasi deferenti, associata ad una ritmica contrazione della prostata e delle vescichette seminali con conseguente accumulo del liquido seminale nell’uretra prostatica.
  • l’espulsione (eiaculazione vera e propria), che diventa inevitabile quando la pressione raggiunta dal seme in questo spazio supera le resistenze e viene spinto all’esterno dalle contrazioni dei muscoli ischio e bulbocavernosi.

Appare chiaro che in condizioni di normalità l’espulsione del liquido seminale è conseguenza di:

  • Normale produzione da parte di ghiandole implicate in questo processo
  • Integrità delle vie nervose preposte al controllo dei complessi meccanismi di contrazione sequenziale degli organi coinvolti

Da questi spunti di fisiologia è possibile identificare l’eventuale sede di un problema organico alla base di una disfunzione dell’orgasmo maschile correlata ai disturbi dell’eiaculazione.

I fattori socioculturali che influenzano il tempo e il controllo eiaculatorio

Il tempo e il controllo eiaculatorio hanno assunto un’importanza ed una valenza molto diversa nel corso della storia dell’uomo.

La “rapidità” del riflesso orgasmico ha senza dubbio rappresentato un vantaggio per la riproduzione della specie in quanto non solo assicurava un maggior numero di inseminazioni, ma riduceva il tempo di copula e quindi di vulnerabilità all’attacco da parte di animali.

Per secoli l’eiaculazione veloce in occidente era considerata simbolo di virilità, mentre la cultura orientale al contrario ha dato risalto alla capacità di trattenerla. Questo perché lo sperma ha sempre avuto una grande valenza simbolica nella storia dell’essere umano. Ad esempio si legge nella Bibbia e in particolare nella Genesi, che il seme è stato creato per la fecondazione e lo scopo principale del rapporto sessuale è quello di procreare. All’uomo è stato detto “sii fruttuoso, moltiplicati e riempi la terra!”. Viceversa in oriente il sempre era considerato una sostanza preziosa e la sua fuoriuscita veniva associata alla perdita di forza. Infatti all’interno dell’Artharva-ved, uno dei libri più antichi della religione indiana si può apprendere che servono 100 gocce di sangue per fare una goccia di sperma.

Questi esempi ci aiutano a comprendere quanto il controllo dell’eiaculazione sia un fattore più culturale che naturale.

Proviamo a fare un esempio:

Immaginiamo di trovarci in pieno medio evo e di spiare una coppia di sposi, in una notte buia e tempestosa, in cui il timore di Dio la fa da padrone. Di certo questa coppia non si lascerà coinvolgere in preliminari teneri ed appassionati ma svolgerà il proprio “dovere” nel modo più veloce possibile e possibilmente privo di ogni traccia di piacere, pena la gravità del senso di colpa che perseguiterebbe i due per essersi fatti traviare dal demonio con i piaceri della carne! Ma una cosa è certa: nessuno dei due si lamenterebbe mai per la durata del rapporto!

Questo esempio divertente è per sottolineare che l’esigenza di allungare i tempi del rapporto è un bisogno moderno. Esattamente potremmo farlo risalire alla seconda metà del secolo scorso con l’avvento del contraccettivo orale e una conseguente maggior consapevolezza femminile del diritto al piacere sessuale. Da quel momento, la durata del rapporto inizia ad assumere un valore all’interno della salute sessuale della coppia e, di conseguenza, si inizia a valutare un eiaculazione “troppo rapida” come una disfunzione.

Cause

Considerando la grande influenza che l’aspetto culturale può avere sul controllo eiaculatorio, si può affermare che le disfunzioni dell’orgasmo e dell’eiaculazione hanno spesso un origine psicologica e possono quindi rispondere ad interventi psicosessuali.

Analizzata da questo punto di vista l’eiaculazione precoce come la maggior parte dei disturbi che riguardano la sessualità può essere considerata un problema della relazione. Infatti è una disfunzione che si ripercuote sul benessere e sul soddisfacimento del partner generando spesso sensi di colpa, sentimenti di inadeguatezza e ansie da prestazione capaci di creare circoli viziosi che aggravano notevolmente la situazione. Analizzeremo più avanti e più dettagliatamente le cause dal punto di vista psicologico.

Infatti le cause dell’Ep sono molteplici e possono essere distinte in organiche e psicologiche, distinzione peraltro riduttiva che rischia di essere una semplificazione del problema, data la possibile coesistenza di entrambi i fattori.

Cause organiche

L’approccio del medico al problema consiste in prima istanza, nell’operare una diagnosi differenziale tra queste due possibilità. In questo senso è opportuno sottoporre il paziente ad un’attenta valutazione anamnestica a cui far seguire un accurato esame obiettivo (genitali, prostata ecc..) e le indagini del caso (ematochimiche, ormonali, eventuali test neurofisiologici)

Tra le cause organiche dell’EP possiamo prendere in considerazione la brevità del frenulo in quanto potrebbe aumentare la possibilità di sensibilità peniena, predisponendo il soggetto ad avvertire le stimolazioni in modo più intenso e quindi a eiaculare prima di quanto l’individuo stesso non voglia. In tali casi , la risoluzione chirurgica del problema riesce ad ottenere risultati positivi

Un’altra possibile causa potrebbe essere rappresentata dalle flogosi genitale (prostatovescicoliti) responsabili di un abbassamento notevole della soglia riflessogena, in questi casi la ricerca di un’infezione batterica mediante l’esame culturale de seme e il trattamento con terapia antibiotica mirata, possono apportare un miglioramento del quadro.

Le cause neurologiche sono molteplici e posso essere neuropatia diabetica, tumori spinali ecc..

Infine un ulteriore causa organica può essere rappresentata da un quadro di ipertiroidismo, facilmente diagnosticabile attraverso la valutazione plasmatica degli ormoni tiroidei.

 

Trattamento dell’Ep

Il trattamento dell’Ep su base organica risulta piuttosto articolato date le molteplici possibilità di presentazione del problema e spesso non può prescindere da un adeguata rassicurazione sul piano sessuologico che può diventare una vera e propria terapia a seconda dei risultati ottenuti durante l’iter diagnostico

Per quanto riguarda la terapia farmacologica la classe di farmaci maggiormente utilizzata è costituita dagli antidepressivi SSRI, di cui vengono sfruttati gli effetti collaterali che causerebbero un’azione inibitoria sui meccanismi dell’eiaculazione; in particolar modo si parla della dapoxetina –  un SSRI che possiede la caratteristica di avere un’emivita estremamente rapida – come primo farmaco recante l’indicazione terapeutica per l’EP, privilegiato nel trattamento sintomatico delle difficoltà nel controllo eiaculatorio.

Divergenti sono i pareri riguardo l’uso della fosfodiesterasidi tipo 5 efficace, secondo alcuni sia in terapia singola che associati agli SSRI

Un ulteriore possibilità terapeutica si basa sull’utilizzazione di rimedi topici atti a ridurre la sensibilità peniena (preservativi ritardanti, pomate anestetiche ecc..)

 

Aspetti psicossesuologici

Da un punto di vista psicosessuologico non è stata definita una causa certa a cui far risalire il sintomo, tanto che il panorama delle possibilità resta vasto e vario. Diversi autori sono comunque concordi nell’individuare una certa difficoltà da parte del paziente nelle relazioni interpersonali.

Spesso i disordini coniugali condizionano in modo negativo l’affettività sessuale come: rifiuto del partner, ostilità, lotte di potere all’interno della coppia. Questi meccanismi trasformano l’incontro sessuale in un momento di scontro, dove solitamente, l’ostilità aumenta e il sintomo sessuale diventa funzionale all’espressione del potere.

Anche cause immediate possono determinare la genesi dell’ansia relazionale come ad esempio: aspettative non realistiche, bisogni e desideri divergenti, partner con disfunzione sessuale concomitante, eccessivo desiderio di soddisfare la compagna.

In tal caso, la scarsa comunicazione tra i partner, con la conseguente incapacità di esprimere i propri bisogni sessuali e le eventuali ansie, possono generare o mantenere il sintomo sessuale. Tra le cause immediate possiamo annoverare anche l’inesperienza sessuale poiché nel soggetto giovane, alle prime esperienze sessuali, è spesso presente un’inadeguata consapevolezza delle proprie sensazioni pre-eiaculatorie, tale da non consentirgli di gestire volontariamente il riflesso eiaculatorio.

Anche l’ansia gioca un ruolo importante nell’espressione del sintomo e molto spesso è legata proprio al vissuto di piacere. Nella pratica clinica è frequente riscontrare la difficoltà di questi pazienti nel gestire il piacere e spesso vivono frettolosamente tutte le espressioni voluttuarie come se dovessero sbarazzarsene velocemente.

Infine l’eiaculazione precoce può anche rappresentare un sintomo sessuale secondario ad un altro disturbo; ad esempio può mascherare una difficoltà dell’erezione, oppure può essere la risposta ad una disfunzione sessuale del partner. Non sono infatti frequenti i casi di eiaculazione precoce concomitanti a vaginismo o dispareunia della partner.

Strategie “fai-da-te”

Chi soffre di eiaculazione precoce, spesso per pudore o vergogna, tende a non rivolgersi ad uno specialista e cerca di risolvere il problema mettendo in atto tutta una serie di strategie “fai da te”, che sono in realtà altamente disfunzionali e che mantengono in vita la disfunzione. Vediamo alcune:

  • Accanimento coitale:

Il paziente cerca di avere più rapporti sessuali ravvicinati, compensando l’assenza di qualità sessuale, con la quantità di rapporti e sperando di aumentare il tempo dei rapporti successivi.

Questa strategia, ovviamente non adeguata, può essere adoperata soltanto da pazienti giovani, con un periodo refrattario breve, nel tempo e con l’avanzare dell’età, non solo non è attuabile, ma spesso compare un deficit erettivo secondario all’eiaculazione precoce non curata

  • Pensieri distraenti:

Tra le leggende metropolitane pseudo curative, vi è quella correlata al “possibile utilizzo dell’immaginario”.

I pensieri distraenti che vengono prodotti dal paziente, hanno modalità catastrofiche ed ossessive, i pazienti producono cioè immagini mentali nefaste e sgradevoli per la loro psiche/soma (per es. eventi traumatici, lutti, malattie, catastrofi, tradimenti).

  •  Dolore fisico:

Altri pazienti tendono a procurarsi dolore fisico durante la penetrazione, si auto-infliggono pizzicotti o si graffiano, nel tentativo di spostare l’attenzione dall’incontrollabile piacere sessuale, al dolore.

  • Spray o pomate anestetizzanti:

Spesso i pazienti acquistano online o senza prescrizione medica pomate anestetizzanti, nel tentativo di ridurre la sensibilità, ma alla lunga questa strategia non solo rinforza la disfunzione, ma crea anche un disagio sessuale alla partner

Tali strategie, oltre a rappresentare l’anti-appagemento per eccellenza, rappresentano la strada più breve per velocizzare il riflesso eiaculatorio, in quanto spostano l’attenzione dal controllo eiaculatorio ad altro innescando a volte l’insorgenza di altre disfunzioni sessuali.

Ma allora cosa si può fare per risolvere questo problema?  In cosa consiste il trattamento per l’EP?

Approccio cognitivo comportamentale all’eiaculazione precoce

Qualsiasi approccio a una patologia che riguardi la sessualità deve necessariamente tenere presente la complessità della sfera sessuale che coinvolge, come sappiamo, diversi aspetti, da quelli emotivi, fisiologici, relazionali, ecc. Questo fa sì che anche sul piano terapeutico si parli sempre più di approcci integrati che tengano in debita considerazione tutte queste dimensioni e ne garantiscano il necessario equilibrio.

Prenderemo tuttavia in esame il contributo che può offrire un trattamento che si basi sulla terapia cognitivo-comportamentale.

Tutte le teorie cognitive si muovono partendo dall’assunto che sono i nostri pensieri, il modo in cui noi “leggiamo” gli eventi e le cose che ci accadono attraverso i personalissimi filtri costituiti dai nostri “schemi” che determinano il modo in cui ci sentiamo e, di conseguenza, i nostri comportamenti. Queste interpretazioni spesso contengono dei piccoli “bias” o errori che distorcono il nostro modo di vedere le cose e ci fanno sperimentare emozioni negative.

Proviamo a immaginare un uomo che si trovi a dover affrontare una situazione sessuale e che magari inizi a sperimentare una certa “ansia da prestazione”. Che tipo di pensieri potrebbero attraversargli la mente in quel momento?

“Non durerò abbastanza”, ” Farò una figuraccia”, ” La miapartner resterà delusa”, “Non sono un uomo”, ecc

In modo molto semplicepensieri come questi innescheranno un circolo vizioso di questo tipo:

pensieri negativi — > ansia—->comportamento disfunzionale (EP)—–> che confermerà i pensieri e aumenterà l’ansia

Obiettivo principale della terapia cognitiva è quello di spezzare questo circolo che contribuisce alla genesi ma anche al mantenimento del disturbo imparando a riconoscere i pensieri che “disturbano” l’attività sessuale e a lavorare su di essi attraverso le tecniche di ristrutturazione cognitiva.

Il contenuto di questi pensieri “distraenti” può essere di vario tipo. Quello che pensiamo, le credenze che abbiamo, gli schemi su di noi, sugli altri e sul mondo si sviluppano infatti sin dall’infanzia e sono di solito un mix di apprendimenti, educazione, esperienze personali, stili di attaccamenti, temperamento di base, condizionamenti sociali, ecc. e si presentano quindi in modo diverso e del tutto personale in ognuno di noi.

A questo, il trattamento affianca un lavoro di tipo più prettamente comportamentale focalizzato sui sintomi e sui comportamenti disfunzionali che si basa si basa sull’uso di prescrizioni di natura sessuale che vengono assegnate al paziente come “compiti a casa” da svolgere tra una seduta e l’altra e che possono coinvolgere anche il partner.

In campo sessuologico il minimo comune denominatore di quasi tutte le prescrizioni riguarda la necessità di spostare il focus dell’attenzione della persona da tutti quegli aspetti legati alla prestazione, come l’erezione e l’orgasmo che come abbiamo già visto si accompagnano a pensieri disfunzionali (“sarà abbastanza duro?” “devo durare di più” “e se perdessi l’erezione”).

L’obiettivo del trattamento dell’eiaculazione precoce sarà quindi duplice:

  • Da una parte il riconoscimento da parte del paziente delle sensazioni preorgasmiche, perché solo imparando a concentrare l’attenzione sulle percezioni che precedono l’orgasmo, sarà facilitato nel gestire il riflesso eiaculatorio (esatto! Proprio il contrario di quello che spesso i pazienti che soffrono di questo disturbo tendono a fare, cioè distrarsi per ritardare l’orgasmo!), riconoscendo i segnali del classico “punto di non ritorno”e imparando gradualmente a ottenere su di esso un maggior controllo;
  • Dall’altra si dovrà lavorare sull’ansia legata alla relazione, enfatizzando le risorse del paziente e la sua capacità di mettersi in gioco.

Dal punto di vista comportamentale esistono alcune prescrizioni particolarmente efficaci nel tentativo di acquisire un maggor controllo eiaculatorio:  l’autosservazione corporea  consiste nel chiedere al paziente di effettuare un’attenta osservazione del proprio corpo, prima visiva e poi tattile e  serve a conoscere il proprio corpo e le proprie sensazioni e sganciarle dall’ansia della prestazione.

Sono molto utili anche gli esercizi di Kegel applicati alla muscolatura pelvica maschile, per approfondire la consapevolezza corporea e imparare a utilizzare questi muscoli per il controllo eiaculatorio durante la penetrazione.

La tecnica di stop-start insegna al paziente a  interrompere la stimolazione quando si è vicini a eiaculare, in modo tale da non raggiungere l’orgasmo che potrà essere raggiunto in un secondo momento dopo 2 o 3 stimolazioni.

Un ulteriore tecnica che si può utilizzare è quella dello squeeze pausa o compressione: in breve si tratta di interrompere volontariamente il riflesso eiaculatorio attraverso una leggera compressione sul glande immediatamente prima dell’eiaculazione e poi ripetere l’esercizio per aiutare il paziente a imparare a riconoscere il cosiddetto “punto di inevitabilità orgasmic”a e operare su di esso un maggiore controllo.

A queste metodologie è sempre importante associare interventi psicologici più profondi per esplorare eventuali resistenze, training di comunicazione all’interno della coppia o elementi di educazione sessuale laddove necessario.

 

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